Titolo: Lettera a Dina
Autore: Grazia Verasani
Casa Editrice: Giunti
Anno di edizione: 7 settembre 2016
Pagine: 200
Prezzo: 14,00 euro
Autore della recensione: Silvia Menini (tratto da MRS)
Quando l’amicizia trascende il tempo e lo spazio, supera la morte e si ripropone in maniera predominante nella vita come un uragano che travolge portando con sé emozioni forti e lacerazioni del cuore che mai si sono rimarginate. Ecco “Lettere a Dina”.
Un romanzo toccante che ripercorre la giovinezza di due amiche attraverso riflessioni sui sogni, gli ideali, il passaggio alla vita adulta, con una sovrapposizione tra passato e presente che rende il tutto reale e tangibile. Si parla di famiglia, politica, decisioni importanti da prendere, il formarsi come persona nonostante le difficoltà della vita, anche se il tema predominante è proprio quello dell’amicizia senza compromessi.
Tutto scaturisce da una vecchia canzone che passa alla radio. Una canzone che fa riemergere nella protagonista numerosi ricordi e che rompe la corteggia che fino a quel momento l’aveva protetta. Dopo un lungo pianto liberatorio, i ricordi si susseguono uno dopo l’altro, con un fluire lento e cadenzato, che piano piano ricompongono il puzzle di quello che è stato un legame forte, ma destinato a sciogliersi.
“È successo il 22 maggio, di mattina, mentre parcheggiavo l’auto sotto casa. La voce dello speaker annunciò il titolo di un vecchio successo degli Alunni del Sole: E mi manchi tanto… Dodici anni io, dodici anni tu. Casa dei tuoi genitori. «Non senti che non suona più? Mi hai rotto il disco a furia di ascoltarlo!» Un 45 giri di cui non ricordavo la copertina, ma la tua voce acuta, sottile, arrivò di nuovo, dopo trentasette anni. Ripeto: trentasette anni. E rividi tutto. ”
Dina fin dall’inizio è stata una presenza decisamente controcorrente nella vita della protagonista, così come il modo in cui si sono conosciute, e subito piaciute.
“Una mattina del 1973, nella classe 2a H entra Dina. Ha dodici anni, indossa una pelliccia costosa, è bionda, è sovrappeso, si volta verso la sua nuova compagna di banco e le dice: «Io sono fascista». L’altra le risponde: «Io sono comunista». È un colpo di fulmine.”
Due bambine appartenenti a due mondi diversi, con genitori agli antipodi. Tutto sembra andare bene… ma quando si cresce spesso il non capirsi diventa routine. Per Dina l’adolescenza non è certamente facile con due genitori poco presenti e anaffettivi e tenta disperatamente di appoggiarsi all’amica per salvarsi dal tunnel in cui è finita. Un mondo fatto di anoressia, bulimia e eroina. Ma per sopravvivere spesso ci si deve staccare da chi, per salvarsi, rischia di trascinarci giù nell’abisso…
Grazia Verasani (Bologna 1964), scrittrice e musicista, ha esordito ventenne pubblicando racconti sul Manifesto, nella rubrica curata da Gianni Celati. Sono seguiti romanzi, antologie, opere teatrali, fino a Quo vadis baby? (Feltrinelli) da cui il regista Gabriele Salvatores ha girato l’omonimo film nel 2005 e prodotto una serie tv. Per Feltrinelli, oltre a Tutto il freddo che ho preso, sono usciti Velocemente da nessuna parte, Di tutti e di nessuno, Cosa sai della notte e Senza ragione apparente (menzione speciale premio Scerbanenco 2015), con protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini.
Per Giunti, nel 2014, è uscito il romanzo di successo Mare d’inverno.
Il suo sito è www.graziaverasani.it
Abbinamento (Sommelier Antonio Freda)
A questo romanzo delicato abbiniamo un vino che meglio racconta l’amicizia storica e duratura di due vitigni tra loro molto diversi, lo chardonnay e il pinot nero, ma per i quali si può letteralmente parlare di un colpo di fulmine che ancora non smette di fare scintille: il primo bianco, fresco ed elegante, il secondo rosso, forte e consistente. Insieme danno vita al più classico e famoso degli Champagne. Azienda: Moet & Chandon Vino: Dom Perignon.
Denominazione: Champagne
Tipologia: Spumante Metodo Classico
Vitigni: 50% Chardonnay, 50% Pinot Nero
Annata: 2006
Grado alcolico: 12,5%
Temperatura di servizio: 8°
Agli occhi: giallo dorato brillante, bollicine finissime.
Al naso: priofumo ampio e intenso, con note spiccate di frutta matura, una leggera speziatura e sentori di fumè e tostatura.
In bocca: ingresso soffice poi un’esplosione di morbidezza ed eleganza che non finisce mai.
Abbinamento: a 360 gradi, in particolare pietanze a base di tartufo.