SCHEDA
Titolo: L’Eco della frottola
Autore: Fabrizio Gatti
Casa Editrice: Rizzoli
Anno di edizione: 2010
Pagine: 306 pp.
Prezzo: 18 Euro
Autore della recensione: Federica Ionta
È una sorta di “anti-favola” quella che Fabrizio Gatti, inviato de “L’Espresso” con all’attivo numerose inchieste sullo sfruttamento criminale del lavoro e sui viaggi dei clandestini verso l’Europa, racconta ne “L’Eco della Frottola”. Una storia in cui i cattivi sono più mediocri che malvagi, e i buoni non sono affatto degli eroi. Qualcuno potrebbe farsi scoraggiare dall’ambientazione, una fantomatica Isola di Bau Bau, o dal nome dei personaggi del romanzo, a partire dal cronista Pennuto. Ma la trama, il viaggio di una notizia fraintesa dal caporedattore di un giornale locale, riportata da un cronista senza conoscere i fatti e rilanciata dalle televisioni fino a scatenare una catena di equivoci, è molto più vicina alla nostra quotidianità di quanto si possa pensare. Un libro che farà sorridere (di riso amaro, s’intenda) gli addetti ai lavori, per la semplicità con cui descrive situazioni e personaggi tipici di ogni redazione. Ma anche una lettura per tutti quelli che vogliono capire quali sono i meccanismi per cui una notizia diventa tale, fino a scoprire che “la notizia data da un organo di informazione è sempre una notizia. Perfino quando è falsa”.
Buona la caratterizzazione dei personaggi, così umani nei loro vizi (molti) e nelle loro virtù (poche). I giornalisti mediocri e leccapiedi che non sanno più distinguere una notizia, a meno che non sia battuta dalle agenzie di stampa. I politici con le mani in pasta dappertutto, veri potenti e prepotenti. I due protagonisti, il cronista Pennuto e la commissaria Mancata: onesti, forse anche eroici nelle intenzioni, ma in fondo, poi, è davvero un bene l’onesta? E poi la storia, anzi le due storie che si intrecciano: quella della notizia-frottola e quella di corruzione, appalti truccati e truffa. Così vicina alla realtà da farci dimenticare di essere sull’Isola di Bau Bau.
Impossibile, nel finale, non pensare che forse l’isola è in realtà una penisola, e che più che avere il nome del verso di un cane ha la forma di…uno stivale.
ABBINAMENTO VINO: (Sommelier Silvia Menini)
Ad un libro dallo stile così fiabesco da essere attuale e realistico…come non abbinare un vino la cui storia parte da una leggenda altrettanto divertente e curiosa?
Zona: Montefiascone (Viterbo, Lazio)
Vino: EST! EST!! EST!!! di Montefiascone Poggio dei Gelsi
Vitigni: Roscetto 40%, Trebbiano 30%, Malvasia 30%
Azienda: Azienda Vinicola Falesco Srl
Tipologia: Bianco (DOC)
Titolo Alcolometrico: 13,5%
Annata: 2008
Temperatura di servizio: 8-10 °C
Prezzo: 6,00 €
Esame visivo: cristallino, giallo paglierino, consistente
Esame olfattivo: intenso, abbastanza complesso, fine. Note floreali percepibili al naso: fiori bianchi (giglio), note fruttate di frutta a polpa bianca matura, pesca e mela. Sono presenti anche sentori leggermente vegetali.
Esame gusto-olfattivo: secco, con un buon grado alcolico. Abbastanza morbido, fresco e sapido, con una discreta persistenza gustativa.
Abbinamenti: Antipasti di pesce e crostacei, insalata di pollo.
Note:
Est!Est!!Est!!! di Montefiascone è conosciuto, dagli addetti ai lavori e dai curiosi amanti del nettare di bacco, come il vino del Vescovo Johann De Fugger (“Defuk”).
La leggenda narra che nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche il vescovo Johannes Defuk, quale grande intenditore di vini.
Era l’anno 1111. Il nobile prelato tedesco mandava però avanti il suo servitore Martinus come assaggiatore di vini. Quest’ultimo ricevette l’ordine di scrivere sulla porta di ogni locanda la parola EST! (c’è) se il vino era buono ed EST!EST!! se il vino era ottimo.
L’umile servitore, assaggiata la qualità eccelsa del vino di Montefiascone, decise di comunicare tale eccellenza ripetendo per tre volte il segnale convenuto, con altrettanti punti esclamativi: EST! EST!! EST!!!.
Il vescovo, arrivato a Montefiascone e provato lui stesso il vino, decise di prolungare la sua permanenza per tre giorni e vi tornò anche successivamente, al termine della sua missione imperiale, dove rimase fino alla morte, che pare essere stata causata per eccesso di bevute. Sulla sua bar,a nella chiesa di San Flaviano, troneggia la scritta: “Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”.
Per sapere di più visitate il sito web: http://www.estestest.it/