Titolo: Cristo si è fermato a Eboli
Autore: Carlo Levi
Casa Editrice: Einaudi
Anno di edizione: 2005
Pagine: 242 pp.
Prezzo: 10,50 Euro
Autore della recensione: Gabriella Massa
Sulla scia, o meglio ad inaugurazione, del rinnovato impegno civile e morale del secondo dopoguerra, s’innesta questo romanzo autobiografico: Carlo Levi, medico, pittore ed intellettuale, viene confinato durante il fascismo in un piccolo paese della Lucania e vi rimane per circa un anno. Nasce da questa esperienza una sorta di diario romanzato, in cui l’autore viene a contatto con la miseria profonda di quella parte oscura e dolente d’Italia rimasta sepolta per millenni sotto il peso dell’ingiustizia sociale e dell’indifferenza politica. È l’Italia dei contadini del Mezzogiorno, di una popolazione che vive ai margini della storia e per la quale lo stesso messaggio di Cristo sembra che ancora debba giungere. Scaturisce così, dal rapporto continuo e vibrante tra il mondo interiore dell’artista e il mondo antichissimo e paziente della campagna meridionale, un racconto che è come un viaggio al principio del tempo, alla scoperta di una diversa civiltà. La grande istanza di questo romanzo è appunto nel disvelamento di una nuova dimensione umana, quella del contadino chiuso irrimediabilmente in un destino di miseria e di fatalismo, ed il suo successo dimostra l’efficacia della sua chiave di penetrazione, che passa attraverso l’amore, l’empatia, la solidarietà di un alter che incontra una diversa società, e cerca di comprenderla con tutti gli strumenti storici e culturali che ha a disposizione.
Ed è proprio in ciò che risiede la forza dell’opera, nel suo carattere fondamentale di molteplicità: il lettore può trovarvi insieme una ragione di poesia, un modo di linguaggio, uno specchio dell’anima, un paesaggio ben abbozzato, e la chiave di problemi storici, economici, politici e sociali, i quali, al di là dei superficiali segni della modernità, si riverberano tuttora nel nostro profondo ed immutabile Sud.
Cristo si è davvero fermato ad Eboli, e forse non è ancora arrivato.
ABBINAMENTO VINO: (Sommelier Silvia Menini)
Zona: Comuni della prima fascia collinare della Valle Versa in Oltrepo Pavese
Vino: SANGUE DI GIUDA D.O.C.
Vitigni: 50% Barbera ; 40% Croatina ; 10% Uva Rara
Azienda: La Versa S.p.a. “Terre d’Alteni”
Tipologia: Rosso dolce
Titolo Alcolometrico: 7°
Temperatura di servizio: 12° C
Prezzo: 7,50 €
Esame visivo: Rosso rubino carico, con brillanti riflessi violacei. Spuma abbondante e cremosa
Esame olfattivo: Profumo fine, con una piacevole fragranza di spezie, floreale e frutta fresca. Importante il profumo di mosto con evidenti sentori di lampone e more, oltre che un lieve ricordo di anice.
Esame gusto-olfattivo: Al gusto risulta persistente, dolce, con un leggero corpo. Morbido, equilibrato e naturalmente frizzante.
Abbinamenti: Crostate di frutta, pasticceria da forno, dessert con frutti di bosco, pesche e frutta non acida in genere.
Note: Il Sangue di Giuda è, una versione da dessert del Rosso Oltrepò. Il Disciplinare DOC, risalente al 1970, originariamente ne limitava le uve impiegate(Barbera, Croatina, Uva Rara, Ughetta o Vespolina) e solo successivamente si è introdotta anche la possibilità di utilizzare Pinot Nero.
Il suo nome è legato sia al suo colore vivo e brillante sia ad una leggenda, secondo la quale Giuda, passato a peggior vita di quella trista condotta sulla terra, si fosse amaramente pentito dell’aver tradito Gesù. Gesù, in segno di perdono, lo avrebbe fatto resuscitare. Giuda sarebbe ricomparso in carne ed ossa a Broni, in Oltrepò ma i cittadini lo riconobbero e tentarono di ucciderlo. Giuda si salvò risanando le viti dalla malattia che a quel tempo le aveva colpite. Come ringraziamento, i viticoltori gli dedicarono il nome del loro vino dolce rosso.