Tiziana Merani. L’intervista

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Come e perché hai deciso di scrivere questo libro? Cosa ti ha ispirata?
Più che una decisione è stata un’ispirazione. Non pianifico le storie a tavolino, se un’idea mi arriva e mi piace, inizio a scrivere…

Quanto tempo hai passato a scrivere il romanzo? A quali difficoltà sei andata incontro?

Non saprei dire quanto tempo ho impiegato perché lo scrivevo contemporaneamente ad altre cose. Una volta terminato l’ho lasciato un po’ decantare. Poi l’ho rielaborato e ho cambiato alcune cose.

Come evolve il personaggio di Paolo?

L’evoluzione è ancora in corso, la sua è proprio un’età di passaggio, anzi di mille passaggi. C’è comunque una crescita, se la vogliamo cercare, nel fatto che alla fine capisca che essere se stessi è la scelta più onesta…

 

L’ironia che tanto caratterizza i tuoi scritti la si ritrova anche in te “in persona”?
Sì, direi che è un tratto vitale del mio carattere, anche se esce fuori del tutto solo con le persone con cui sono più in sintonia o quando scrivo.

 

Parlando di te:

Cosa significa per te essere scrittrice? Come è iniziata la tua avventura?

Credo che essere scrittrice nel mio caso sia un po’ come avere i capelli o gli occhi di un certo colore. Fa parte di me, da sempre, ce l’ho in dotazione, per così dire…
Inizialmente sono partita come corrispondente di cronaca, perché era la cosa più vicina all’essere scrittrice che io potessi fare. Poi sono passata ai libri – per bambini, per ragazzi e per adulti.

 

Qualche consiglio per chi vorrebbe seguire il tuo esempio?
Se scrivere vi diverte e vi da un grande piacere, non mollate. E, soprattutto, prima di iniziare a mandare dattiloscritti agli editori, cercate di fare più gavetta che potete. Solitamente le prime cose che si scrivono, non sono le migliori. Scrivere richiede pazienza ed esercizio…

 

Quali erano le sfide cui sei andata incontro nel pubblicare il tuo libro?
In realtà mi sono molto divertita a scriverlo. La sfida, se c’è stata, forse era riuscire a fare un libro divertente che avesse protagonista un ventunenne. Nel libro non volevo dare un’idea sbagliata dei giovani: i ragazzi pensano molto al divertimento, ed è giusto che sia così. Ma sanno anche appassionarsi ed essere competenti…

Un progetto per il futuro

Ho sempre un turbinio di idee. Devo mettere ordine e partire. Magari proprio con il sequel di Mi ami e non lo sai…
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