Titolo: Kafka e il mistero del processo
Autore: Salvo Zappulla
Casa Editrice: Melino Nerella edizioni
Pagine: 2012
Prezzo: 12,00 euro
Autore della recensione: Silvia Menini
Un titolo che incuriosisce e che segue le orme di Pirandello e Kafka, rendendo loro omaggio con un romanzo ironico che diverte e coinvolge il lettore fin dalle prime pagine. Un libro che, con una sottile (ma neanche troppo) ironia, accompagna il lettore attraverso una carrellata letteraria mica da scherzo.
Pedro Escobar è uno scaricatore di porto, nato dalla penna di un mediocre scrittore siculo. Quando l’editore si rifiuta di pubblicargli l’ultimo romanzo, invitandolo a scrivere qualcosa di veramente originale, per uscire da questa zona d’ombra e riaccreditarsi anche con i propri lettori, l’Autore decide di dargli quel tocco in più. E fin qui tutto bene. Ma quando Pedro deve tornare a una vita noiosa, a fianco di una moglie brutta e petulante e, ormai troppo ingombrante, decide di sfuggire alla volontà del proprio creatore per iniziare a vagabondare tra i grandi capolavori della letteratura italiana e straniera, stravolgendone i contenuti.
Entra così a gamba tesa nelle opere di quegli autori che avrebbero invece apprezzato il suo coraggio letterario. Pedro sconvolge le vite di Madame Bovary, dei tre (ehm…quattro…) moschettieri, di Pinocchio e di Attila. Senza considerare il tentativo di corruzione con Dante Alighieri. Pedro è intenzionato a non accontentarsi della storia che viene raccontata in ciascuno di questi libri, bensì di andare oltre, per svelarne la vera natura, staccandosi dalle intenzioni narrative dei propri creatori.
Dal canto suo, l’Autore non se la cava troppo bene. Odiato e schernito dal pubblico e condannato dalla Pubblica Accusa per il suo stile e la sua (eccessiva) creatività, viene accusato di omicidio della letteratura mondiale ed è alle prese con un processo a dir poco surreale di evidente ispirazione kafkiana.
Una trama grottesca, che è tesa a mettere in risalto l’assurdità di certi meccanismi editoriali che rischiano di compromettere non solo il mercato, ma anche gli scrittori stessi che si vedono incastrati in un meccanismo che non lascia loro spazio.
Una penna tagliente, di denuncia di un mondo troppo orientato al “commerciale” e che punta sempre più all’anti-cultura che ci viene propinata giornalmente dalla televisione.
Un romanzo che comunque è teso a divertire e che riesce a far passare precisi intenti di denuncia dal buco della serratura. Solo alla fine la porta si spalanca e l’ultima scena lascia una vana speranza che qualcosa di buono possa effettivamente avvenire.
ABBINAMENTO VINO: (Sommelier Silvia Menini)
Ci vuole un vino che sappia smorzare le asprezze della realtà che viene messa in luce dal libro di Zappulla. Un vino però non banale, che sappia sostenere una struttura importante.
Lo Zibibbo è un vitigno aromatico che appartiene alla famiglia dei Moscati. Noto anche come Moscato d’Alessandria, proviene dall’Egitto. È un’uva che ha viaggiato ed è anche conosciuta in Francia e in molti altri Paesi sia europei che del nuovo mondo.
In Italia trova la sua patria in Sicilia, compaesano dell’autore e dell’ambientazione del romanzo.
Un vino con una straordinaria personalità e profondità.
Azienda: Donnafugata
Vino: Ben Ryé – Bianco Naturale Dolce
Denominazione: Passito di Pantelleria DOP
Vitigno: Zibibbo (Moscato d’Alessandria)
Grado alcolico: 14,5%
Temperatura di servizio: 10-12°
Analisi visiva: giallo ambrato lucente.
Analisi olfattiva: note di albicocca e pesca, seguiti da profumi che si rincorrono tra i meandri di sensazioni dolci di fichi secchi e miele, erbe aromatiche, note minerali.
Analisi gusto-olfattiva: in bocca denota notevole complessità data dall’avvenuta fusione tra dolcezza, sapidità e morbidezza. Al gusto è voluminoso, fresco e minerale. Lunghezza finale con ritorno armonico dei profumi. La perfetta fusione tra dolcezza, sapidità e morbidezza.
Abbinamenti: formaggi erborinati o stagionati, fegato grasso, dolci a base di ricotta, frutta secca e pasta di mandorle. Perfetto anche con il cioccolato. Oppure, perché no, un vino perfetto da meditazione, per immergersi nella lettura e lasciarsi trascinare pagina dopo pagina.