Valeria Benatti. L’intervista

Valeria Benatti
Un libro che non è un manuale. Un romanzo divertente, irriverente… ma che spalanca le porte su un argomento spesso e volentieri ancora taboo. Abbiamo intervistato Valeria Benatti per farci raccontare qualche dettaglio in più sul romanzo e su di lei come autrice.

Come e perché hai deciso di scrivere questo libro? Cosa ti ha ispirata?

Il libro nasce da un fortuito incontro con Daphne Sangalli, una giovane donna piacentina che da quattro anni ha cambiato la sua vita e il suo lavoro: ora è nota come Daphne Vibrante. Il suo nome d’arte mi ha subito incuriosita.

Quanto tempo hai passato a scrivere il romanzo? A quali difficoltà sei andata incontro?

Dall’incontro alla pubblicazione è passato circa un anno e mezzo. Il tempo per intervistare e conoscere meglio Daphne e vederla all’opera, per documentarmi di persona, per confrontarmi con una sessuologa, Maria Geneth, sui temi dell’eros. Inoltre aggiungete le fasi della vendita e del contratto con l’editore, la revisione del testo con una editor, le correzioni di bozza e la stampa. Fare un libro non è mai un lavoro breve.

Come evolve il personaggio di Daphne?

Come la vita! Si parte in salita, c’è insoddisfazione e crisi, e poi si riesce a vedere l’opportunitá di un cambiamento rimettendosi in gioco, e allora si comincia a giocare! Credo che sia necessario assumersi dei rischi per andare avanti, sempre. 

Come è cambiata secondo te la concezione del sesso negli ultimi anni? È totalmente sdoganato o ci sono ancora molte barriere?

Ci sono ancora moltissimi pregiudizi, purtroppo, e riguardano principalmente le donne e gli omosessuali, ma non solo. Viviamo in una società che si crede evoluta ma in realtà nasconde tabù atavici e soprattutto molta ignoranza in campo sessuale.

Cos’ha di “magico” un sex toy da renderlo in grado di vivacizzare un rapporto un po’ stantio?

Certo dei pezzi di plastica non possono rivitalizzare da soli un rapporto logoro e stanco, ma se inseriti in una ricerca di complicità e di trasgressione, di comunicazione e voglia di sperimentare, possono dare impulsi e sensazioni nuovi e inebrianti.

Parlando di te:

Cosa significa per te essere scrittrice?

Realizzare il mio sogno di bambina. Ho sempre adorato leggere, mi perdo ancora oggi dentro ai romanzi e nelle trame dei film. Poter creare mondi fantastici è un lusso e un divertimento ineguagliabile. Non pensavo che sarei riuscita a farlo.

Qual è la cosa migliore di essere una scrittrice? Qual è la peggiore?

Dedicare del tempo alle fantasticherie, immaginare personaggi, osservare incessantemente la realtà per trarne spunti e suggestioni. Non vedo controindicazioni, se non le molte ore passare in solitudine per dare forma ai propri pensieri, ma anche questo è un aspetto che ha un suo fascino, e tutto sommato non mi pesa.

Qualche consiglio per chi vorrebbe seguire il tuo esempio?

Leggere, leggere, leggere. E poi scrivere, senza autocensurarsi, e sottoporre con coraggio i propri scritti a chi abbia voglia, da esterno, di darne un giudizio competente e oggettivo. È difficile, lo so, non si è mai pienamente convinti del proprio valore, ma se non si osa non si vola.

Quali erano le sfide a cui sei andata incontro nel pubblicare il tuo libro?

C’era il rischio di essere duramente criticata per aver trattato con spregiudicatezza e disinvoltura un tema “scabroso” come quello dei sex toys. La Giunti mi è stata al fianco da subito, e ha creduto con me alla bontà di questo testo. Ma non era affatto scontato che avremmo avuto solo riscontri positivi.

Un progetto per il futuro

Far diventare Love Toys una bella commedia per il cinema, e tradurlo in tutte le lingue del mondo per portarlo ovunque, con allegria!

 

 

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