Abbiamo intervistato per voi l’autrice di “E tu quando lo fai un figlio?” – Tratto da MRS
Come e perché hai deciso di scrivere questo libro? Cosa ti ha ispirata?
Ciao e grazie per questo spazio. La storia di E tu quando lo fai un figlio? racconta l’impossibilità di una coppia di avere un bambino. Non si tratta di ispirazione in questo caso, ma di storia vera. Ho vissuto sulla mia pelle che cosa significa affrontare l’infertilità e il disagio che si prova quando un bambino non arriva. Il libro racconta in chiave ironica e con personaggi inventati e una trama romanzata con spensieratezza, quale sia l’iter che una coppia deve vivere quando dopo qualche mese di tentativi, il bambino atteso e desiderato non arriva. Ho deciso di scrivere questo libro perché l’argomento mi sta molto a cuore, com’è facilmente intuibile e, penso che se ne debba parlare di più per far conoscere quali siano i sentimenti e le difficoltà che s’incontrano. Un tema spesso sottovalutato da chi ha la fortuna di non vivere questo malessere e malattia della coppia; molti pensano che sia uno status mentale, qualcosa da non prendere in considerazione, ma non è così. Ho conosciuto molte persone che vivono questo disagio e tante donne, da quando ho pubblicato con Rizzoli, mi hanno scritto per complimentarsi non solo per la storia letta, ma anche per il coraggio avuto. Non è facile mettersi in piazza, ma ho sentito la necessità di farlo, per me stessa e per gli altri che come me conosco la sterilità. Oggi sono mamma, ma non ho dimenticato, né voglio farlo. Molte donne aspiranti mamme mi hanno scritto e contatto privatamente, mi hanno raccontato i loro tormenti; mi sono sentita vicina a loro e lieta di esser stata in qualche modo di conforto e sostegno. Due donne mi hanno scritto asserendo di vivere con più forza e coraggio e anche meno vergogna le loro prossime fecondazioni assistite grazie alle mie parole e aver raccontato che non si è soli. Forse per questo ho voluto scrivere questo romanzo, per dire a quelle coppie in attesa di diventare genitori, che non sono soli.
Sei nata come Self e poi hai avuto la possibilità di pubblicare con una grossa casa editrice. Quali sono i lati positivi e negativi di entrambe le esperienze? Qual è, secondo te, il segreto del tuo successo?
Io ho pubblicato le primissime volte con editore, piccole case editrici che mi hanno permesso di fare le mie prime esperienze nel mondo editoriale. Nel 2011 con la Booksprint edizioni e nel 2012 con la Libro aperto International. Il self è arrivato nel 2013 quando ho scoperto Amazon come piattaforma di pubblicazione indipendente. Non ero contentissima delle esperienze fino a quel momento avvenute e decisi di provare questo esperimento per me, all’epoca del self. Pubblicai una piccola raccolta di racconti per capire come funzionasse la piattaforma e successivamente arrivarono anche altri testi. Nel 2015 ho provato anche con Delos per la collana senza sfumature, un altro modo per mettermi alla prova e andò bene. Scrissi un racconto per loro: L’Ultima notte, ancor oggi sotto contratto, che mi ha dato belle soddisfazioni di pubblico e consenso dei lettori. Il contatto con la Rizzoli avvenuto nel giugno 2016 per la pubblicazione di E tu quando lo fai un figlio? è stato importante per me e per la lunga gavetta coltivata in tanti anni di scrittura e pubblicazioni e, anche per le tante porte chiuse in faccia.
Molti mi dicono che è stato un punto di arrivo importante per la mia carriera, io dico, invece, che si tratta di un nuovo punto di inizio per la mia attività di scrittrice. Amo il self e l’essere indipendente, Amazon poi penso sia la piattaforma più accreditata al momento per questa esperienza. Si tratta di una piattaforma molto seguita sia dai lettori e anche dalle case editrici, ma ciò che reputo fondamentale, è l’indipendenza di gestire tutto. Partendo dalla copertina, all’editing, al prezzo, decidi tutto tu con il self, anche se però, è giusto e doveroso dire che la pubblicazione con un grande editore, ti permette di arrivare a un numero più importante di lettrici. Il lato negativo del self, è forse una stretta cerchia di lettori che cercano opere self perché costano certamente di meno, che hanno voglia di leggere tanti libri e scoprire anche nuovi autori. Il lato negativo dei grandi editori, forse è la moltitudine di testi pubblicati; pubblicazioni spesso molto vicine che possono in un certo senso oscurare le pubblicazioni precedenti, se proprio vogliamo trovare qualcosa di negativo. Il grande marchio è innegabile, ti porta una gratificazione importante, almeno per me è stato così. Per me che ho sudato e lavorato tanto per questo obiettivo. Il segreto del mio successo? Non saprei, forse aver trovato la chiave giusta per parlare di una tema importante senza essere tuttavia pesante e sofferta e averlo raccontato bene.
Quanto tempo hai passato a scrivere il romanzo? A quali difficoltà sei andata incontro?
Ho impiegato circa un anno prima di mettere definitivamente la parola fine. Le difficoltà sono state senz’altro emotive. Per me è stato fare un tuffo indietro nel tempo e, rivivere quei momenti, sebbene appartenenti nel romanzo a un personaggio diverso da me e inventato, è stato doloroso. I passaggi li conoscevo bene e quelli non sono stati difficoltosi, ma riuscire a distaccarmi dal dolore dei personaggi per scrivere, quello sì, è stato complicato. Per questo motivo ho sentito di l’esigenza di fare dell’Humor, la chiave, credo vincente, di questo libro.
Quanto c’è di te in Luisa?
Luisa è una donna che amo tanto, mi ha fatto divertire, emozionare e talvolta l’ho trovata esagerata, ma ho adorato anche i suoi lati negativi caratteriali che possono appartenere a tutti. Di me non c’è nulla o quasi, di certo non lavoro nell’alta finanza e non uso il tacco 12, non fa per me. In ogni mio scritto c’è sempre qualcosa di me, in questo personaggio forse, direi, che c’è la grande tenacia e la voglia di non arrendersi alla vita, nonostante le difficoltà.
Come evolve il personaggio di Luisa e come cambia il suo atteggiamento di fronte alle numerose sconfitte a cui va incontro?
Luisa è una donna in carriera, comincia il suo matrimonio felice e spensierata con suo marito, ma per lei è importante anche la carriera. Inizialmente affronta il percorso con una forte insicurezza, non sa nulla di quello che dovrà vivere e questo le porta disagio. Lei è una donna tosta, forte, lavora in un ambiente di uomini, sa farsi valere nella sua professione, e scoprire che forse, aver amato il suo lavoro, può in un certo modo, aver danneggiato la sua maternità, la destabilizza. Vive diversi momenti emozionanti, nel corso del romanzo appare come una battagliera, poi come una donna sconfitta quando il dolore e le battaglie perse lacerano il suo cuore, e diverse volte è sul punto di lasciare perdere tutto. Se in un primo momento aveva creduto fermamente nella medicina, questa certezza col tempo si sgretola, senza tuttavia voler abbandonare la battaglia. Vive tutto con una maggiore consapevolezza senza perdere la speranza. Lei è una abituata a lottare e non sa arrendersi facilmente, e lo dimostra fino alla fine.
Parlando di te:
Spiegaci in poche parole chi sei.
Questo è difficile. Vediamo che dire! Sono testarda e lotto per le cose in cui credo. Mi faccio trasportare dalle mie sensazioni, dalle emozioni, e credo nel rispetto delle persone e del lavoro altrui. Quando queste cose vengono a mancare o sono trattate con superficialità, perdo interesse verso le persone che agiscono in questo modo. La mia colpa, credo sia essere troppo emotiva, dovrei imparare a essere più distante da certe situazioni, fregarmene come fanno tanti altri ma mi perderei e, anche il mio modo di essere non sarebbe più lo stesso… quindi, pazienza. Mi piace essere così come sono.
Cosa significa per te essere scrittrice? Come è iniziata la tua avventura?
Essere scrittrice è una grande emozione. Questo lavoro nasce dalle percezioni provate dall’autore, sono sentimenti che poi si trascrivono in parole scritte e, quando riesci a essere vicina alle persone, e a farle emozionare perché magari hanno letto una tua storia, tutto è magico e gratificante. Questo ha un valore che non si può quantificare ed esprimere con le parole.
Ho iniziato nel 2005 a scrivere il mio primo romanzo Voltare Pagina, partecipai a un concorso letterario e sebbene non abbia vinto, ricevetti qualche proposta di pubblicazione e dei riconoscimenti. Mi fu di incentivo anche se all’epoca non sapevo come pubblicare e con chi. Scrissi a tanti editori, ma nulla. Poi nel 2012 leggo di un altro concorso a tema Streghe e vampiri, decido di iscrivermi e scrivo Patto con il vampiro, arrivo seconda e anche questo, anche se in quell’occasione non si fu pubblicazione, fu di incoraggiamento. Da quel momento ho sempre scritto e non mi sono più fermata.
Qualche consiglio per chi vorrebbe seguire il tuo esempio?
Dico solo di avere costanza, di essere umili. Non arrendetevi, dovete avere pazienza, e ancora di provarci sempre e di seguire i propri sogni. Oggi è più semplice grazie al self scrivere e pubblicare quando ho cominciato io non lo era, cercate di catturare con pregio le possibilità di oggi. Leggete e scrivete tanto, sono i suggerimenti che posso dare.
Un progetto per il futuro
Tanti a dire il vero. Uno imminente è il seguito di Patto con il vampiro in pubblicazione per novembre spero e, poi ci sono due storie in cantiere, una commedia leggera e una storia che interessa due personaggi che i miei lettori hanno già conosciuto e amato nei miei libri. Non è alcun seguito, ma un vicenda indipendente, carina ed emozionante che sono sicura colpirà molti lettori.
Grazie per questo spazio, se qualcuno vuole contattarmi mi trova su Facebook, ho diverse pagine e gruppi dove seguirmi. Vi aspetto.