Titolo: Un uomo al timone
Autore: Nina Stibbe
Casa Editrice: Bompiani
Anno di edizione: 10 gennaio 2018
Pagine: 360
Prezzo: 18,00 euro
Autore della recensione: Silvia Menini
Non è certo una passeggiata essere una madre divorziata nell’Inghilterra degli anni Settanta, quando il divorzio non era ancora considerato un normale errore di percorso ed era difficile pensare di rifarsi una vita senza essere additate ed estromesse dalla vita comunitaria.
Quando una eccentrica drammaturga mancata divorzia e viene allontanata dalla buona società a cui apparteneva, decide di trasferirsi in un piccolo paesino di periferia insieme ai tre figli ma si accorge ben presto che la vita per una donna “nelle sue condizioni” non sarà certamente facile… e nemmeno per i figli che subiscono indirettamente la nuova condizione. La piccola comunità locale, infatti, mostra fin da subito un certo sconcerto nei loro confronti, estromettendoli dalla vita di tutti i giorni e dalle regole del buon vicinato e relegando la nuova famiglia appena arrivata ai margini di una società ancora un po’ bigotta.
Lizzie, la voce narrante e anche una delle figlie, mette subito a fuoco la situazione e, insieme alla sorella maggiore che sembra saperne più di tutti, decidono che per rientrare sui binari giusti, hanno bisogno di un uomo al timone, un capofamiglia che riesca a dare un po’ di gioia e voglia di vivere alla loro madre e poter così tornare a essere una famiglia normale e accettata dalla comunità.
“Se una donna resta sola, soprattutto se è divorziata, senza un uomo al timone, tutti gli amici, i parenti e i conoscenti scappano.”
“Davvero?” ho detto.
“Si, finché non c’è un altro uomo al timone”.
“E allora?” ho chiesto io.
“Allora, quando c’è un nuovo uomo al timone, la donna viene riammessa nel mondo”.
Iniziano così a stilare una lunga lista di possibili pretendenti della zona che potrebbero andare bene per la madre, poco importa se sia sposato o impegnato, l’importante è che prenda le redini della famiglia e che loro ritornino nella condizione che sono state costrette ad abbandonare. E non contano nemmeno i modi alquanto bizzarri per attrarli a casa loro e offrire la disponibilità inconsapevole della madre se poi l’obiettivo viene centrato. Ma non sempre il pragmatismo aiuta gli audaci e questi appuntamenti non fanno altro che incrementare la depressione della donna che si rintana sempre di più in se stessa e nella scrittura di opere drammatiche che loro si trovano costrette a recitare. L’impresa in cui si sono imbarcate sembra proprio destinata al fallimento, ma forse l’uomo giusto non è su quella lista che hanno stilato e per trovarlo bisogna solo guardare meglio, al di là della loro visuale, forse, un po’ ristretta.
Un romanzo scritto con disarmante onestà, con quel tipico umorismo inglese che scoperchia un disincanto tipico di chi tenta di crescere in un mondo di adulti restii a comportarsi come tali. Una storia brillante, spassosa, incentrata su una ironia sottile che fa sorridere ma che lascia comunque un fondo amaro forse perché raccontata con gli occhi infantili di una bambina in netto contrasto con un mondo adulto che non comprende appieno.
Abbinamento (Sommelier Antonio Freda)
A questo romanzo dolce-amaro abbiniamo un vino molto amato dagli inglesi. Non si tratta però di uno Champagne canonico: il bassissimo dosaggio di zucchero e lo stile di produzione biodinamico accentuano ed esaltano il carattere forte e “mascolino” del pinot nero, un vitigno al timone.
Produttore: Marie Courtin
Vino: Resonance
Denominazione: Champagne AOC
Tipologia: Spumante metodo classico extra brut
Vitigno: Pinot Nero 100%
Titolo alcolometrico: 12%
Temperatura di servizio: 8-10°
Vista: Giallo “paglierino” nel vero senso della parola, tipico del pinot nero, con bollicine finissime e non troppo numerose.
Profumo: Inizialmente timido, fuoriescono lentamente note intense di viola e piccoli frutti rossi.
Gusto: Potente e vibrante in bocca, nota sapida importante e un finale amarognolo intrigante.
Abbinamento: Aperitivi e antipasti di pesce.