Sono passati dieci anni dalla mia prima esperienza al Vinitaly e i vini che ho apprezzato in questa manifestazione nel corso degli anni si possono rintracciare qua e là tra gli abbinamenti del Cavalibri. Per questa occasione, quindi, ho deciso di non stilare classifiche né di immergermi nelle consuete descrizioni dei miei “best of”, ma ho preferito descrivere che cos’è per me questa importante manifestazione attraverso impressioni ed esperienze personali, più o meno positive e più o meno serie, nel tentativo di farvi capire perché – dopo dieci anni – non posso ancora farne a meno.
A come AFA
Non ho mai sofferto il freddo al Vinitaly. Tutt’altro. Quelle volte che mi sono presentato in giacca, mi sono pentito di non aver indossato una camicia; quando mi sono presentato in camicia, avrei dovuto optare per una t-shirt. Però è solo una questione di adattamento. Solo una volta, nel 2011, ho alzato bandiera bianca: a mezzogiorno c’erano 28 gradi e alle due del pomeriggio mi sono rifugiato a Bardolino a prendere il sole.
B come BOTTIGLIE
Si, proprio loro: intendo il contenitore e non il contenuto. Perché del vino mi piace approfondire anche gli aspetti legati al marketing e il packaging rappresenta un elemento fondamentale (ora basta termini inglesi, però). Il mio cellulare è zeppo di foto di bottiglie che non ho ancora assaggiato ma il cui aspetto ha catturato la mia attenzione. Anche l’occhio vuole la sua parte.
C come COLICA
Renale, per la precisione. Ebbe la brillante idea di farsi viva il giorno prima dell’inizio dell’edizione 2013: alle 6 di mattina, senza preavviso.
D come DEGUSTAZIONI
Siete già stati al Vinitaly ma non avete mai partecipato a una delle numerose degustazioni organizzate? Il mio consiglio è di provarne almeno una alla prossima edizione. Ce ne sono per tutti i gusti: dalle diverse sfumature di uno stesso vitigno alla prestigiosa verticale del vino top, dalle denominazioni più famose al nuovo che avanza (attenti al vino cinese…).
E come ENOLITECH
Si svolge in contemporanea con il Vinitaly: è un’area espositiva dedicata ai macchinari, alle attrezzature e alle tecnologie utilizzate nella filiera produttiva del vino e dell’olio. Tutto molto interessante. Mi dispiace, ma non ho tempo.
F come FRANCIACORTA
Ovvero il lato edonistico delle bollicine italiane. Fa parte della triade degli spumanti italiani di cui ogni anno scelgo ciclicamente una tipologia da approfondire: gli altri due sono il Trento Doc, l’eleganza fatta bollicina, e il Prosecco, con la sua prorompente carica goliardica e commerciale. Non mi faccio mancare le divagazioni sul tema: per esempio un assaggio dell’Oltrepò Pavese è immancabile quando è il turno proprio del Franciacorta. E se avete tempo e siete curiosi, andate a caccia della Vernaccia di Serrapetrona.
G come GAJA
Quella organizzata nel 2012 doveva essere solo una degustazione verticale dello Sperss, una delle più elevate espressioni di nebbiolo, prodotto da una vigna speciale che rappresenta per Angelo Gaja, titolare dell’azienda e gigante del mondo del vino, il coronamento del sogno di suo padre. Ed è proprio grazie alla testimonianza diretta di Angelo che la presentazione è stata, come piacere e intensità, pari alla degustazione stessa, nonostante le due ore trascorse senza vedere l’ombra di una bottiglia girare per la sala.
I come INTERNATIONAL
“A worldwide passion”: è il motto che campeggia sulla home page del Vinitaly. La vocazione internazionale è sempre più forte e strategica; l’aumento dei visitatori stranieri e il sempre maggiore risalto alla produzione estera non sono soltanto un volano per le relazioni commerciali, ma anche un’importante occasione di confronto. Il problema per un appassionato come me è sempre il solito: il poco tempo a disposizione. Per questo mi affido alle degustazioni organizzate per non girare troppo a vuoto; ora in pole position nella mia agenda ci sono i vini sudamericani.
M come MOSCATO DI SCANZO
Vino rosso passito, prodotto nella DOCG più piccola d’Italia. Assaggiato per la prima volta al primo giorno del mio primo Vinitaly: fu amore a prima vista.
N come NUOVA ZELANDA
La mia prima degustazione al Vinitaly: dodici pinot nero provenienti dall’altro emisfero, un’occasione difficilmente replicabile nel quotidiano. Un’esperienza indimenticabile che ha rinvigorito la mia curiosità e ha confermato una mia convinzione: nel mondo del vino l’arroganza e la presunzione di considerarsi degli “esperti” saranno sempre puniti.
P come PADIGLIONI
Enormi ma funzionali. Dispersivi ma organizzati. Numerosi ma (per gli addetti ai lavori) troppo pochi. Variopinti e variegati ma comunicativi e d’impatto. Lo stesso discorso si può fare per i singoli stand delle aziende espositrici: piccoli mondi dentro altri mondi in stile matrioska. Attenti alla costellazione del Chianti Classico e al suo potentissimo campo magnetico.
Q come QUADRATO SEMIOTICO DEI WINE LOVERS
Esposto nel 2014 dalla cantina Bosco Viticoltori, che lo commissionò all’istituto di ricerche di mercato Squadrati di Milano. E’ un grafico che individua diversi profili di wine lovers in base al loro atteggiamento nei confronti del vino; potete velocemente rintracciarlo su internet e farvi un’idea di quale categoria meglio vi rappresenti. Fu lì che capii di essere un “Enosnob”, con tutti i suoi pregi e difetti.
R come RISTORANTI
Ristorante Goloso, Ristorante d’Autore, Selfservice d’Autore, Gourmeat Bistrot… rappresentano dei luoghi mitologici all’interno del Vinitaly, per uno come me abituato a girare con i pacchetti di cracker. Forse un giorno scoprirò la loro esistenza (magari mi accorgerò di esserci sempre passato di fianco senza accorgermene) o conoscerò qualche avventuriero che vi ha messo piede.
S come SICILIANE
Fra tutte le donne incontrate nei vari stand, le metto al primo posto per gentilezza, simpatia e competenza. Ci sarebbe un’altra caratteristica da evidenziare ma adesso ho un vuoto di memoria…
T come TRENI
Sono la mia salvezza. Per me tornare a casa dal Vinitaly in auto o in pullman è un calvario, sia da autista che da passeggero. Viaggiare in treno mi permette di estendere le mie degustazioni fino all’orario di chiusura e concedermi una passeggiata defaticante fino alla stazione di Porta Nuova. Inoltre, quando meno te l’aspetti, tra le 17.00 e le 18.00 si possono fare delle belle scoperte, forse perché la giornata sta volgendo al termine e la tensione, anche tra gli espositori, inizia a stemperarsi.
U come ULTIMA STAFFA
Rigorosamente una bollicina, possibilmente extra brut: per solleticare e rinfrescare le papille gustative ormai anestetizzate e congedarsi con gioia dal Vinitaly.
V come VIRUS
Intestinale, per la precisione. Mi ha fatto perdere questa edizione del 2018. La verità è che, al posto di questo articolo, avrei preferito parlarvi di degustazioni reali, di sangiovese e Champagne e di tutto quello che ci sarebbe stato in mezzo. Niente paura, materiale di riserva per il Cavalibri ne ho a sufficienza e l’anno prossimo mi rifarò con gli interessi. Il momento della Zeta e di dire l’ultima parola sul Vinitaly non è ancora arrivato.